Un progetto connesso all’anima della città
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September 2024
È molto interessante capire come un architetto ripensi gli spazi, per di più dedicati alla salute. Se poi a occuparsi del progetto è un archistar c’è sempre qualcosa da imparare o da riscoprire. Giovanni La Varra, che ha collaborato attivamente al progetto in qualità di socio del “Boeri studio - Barreca & La Varra”, ci racconta la sua visione del nuovo Padiglione Sforza integrato al tessuto urbano.
Conosci il quartiere in cui è inserito il Policlinico? Chissà se hai notato che è caratterizzato dalla presenza di grandi edifici con importanti funzioni urbane. Cosa significa? Che quei palazzi sono monumenti, con un ruolo culturale, ricreativo, sociale e anche giuridico.
Qualche esempio? Andiamo in senso orario.
Palazzo di Giustizia, è stato costruito negli anni Trenta con il tipico stile razionalista.
A due passi, c’è la Rotonda della Besana, ex complesso cimiteriale tardobarocco del Policlinico, oggi sede del MUBA, il museo dei bambini e delle bambine.
Più a nord-ovest svetta la Torre Velasca, esempio di architettura brutalista, con influenze del movimento neorealista italiano: suscita ancora opinioni contrastanti tra i cittadini.
A poche centinaia di metri c’è una delle attrazioni più curiose di Milano, il Santuario di San Bernardino alle Ossa, che ha una cappella interamente ricoperta di teschi e ossa.
Accanto c’è il Palazzo Sormani, oggi sede di una delle biblioteche più importanti della città.
Inoltre, il Policlinico è strettamente connesso all’Università degli Studi di Milano, per tutti “La Statale”. La sede in Via Festa del Perdono ha una maestosità tipica del classicismo e unica nel suo genere.
E come non ricordare, al centro del complesso ospedaliero il Giardino della Guastalla? È uno dei parchi più antichi di Milano.
Come ci ricorda Giovanni La Varra nel video, il nuovo progetto del Policlinico tiene in considerazione e rispetta questo complesso contesto urbano. Nello specifico il progetto del nuovo Padiglione Sforza dimostra che l'innovazione non deve essere un elemento di rottura, ma uno strumento per continuare a scrivere la storia di Milano, una nota alla volta, in una sinfonia connessa all'anima della città.